Un fine settimana nelle 5 terre - 2009
Di Diana (Wallaby)
Abbiamo
un compleanno da festeggiare e per l'occasione il festeggiato si regala
una mezza giornata di ferie per cui sabato mattina si tiene chiuso e si
parte per le Cinque Terre, con comodo come al solito, senza nessuna
alzataccia.
Se l'auto non è il miglior mezzo di trasporto per
andare alle Cinque Terre figuriamoci il camper però partiamo ottimisti,
è il primo fine settimana di ottobre, il tempo è splendido e confidiamo
di non trovare troppi turisti in giro.
Il traffico in autostrada
scorre veloce e quasi senza accorgercene ci troviamo all'uscita di
Levanto. Percorriamo con calma gli undici chilometri di strette curve
che percorrono le colline in direzione Monterosso al Mare. Il
parcheggio alle Cinque Terre è particolarmente problematico essendo i
cinque borghi chiusi al traffico dei non residenti, l'unica possibilità
potremmo averla qui. Con non poca meraviglia arriviamo agevolmente alla
fine della strada e troviamo posto nell'area riservata ai camper del
grande ed unico parcheggio.
Non ci sono servizi, non c'è
possibilità di scarico ma solo ed eventualmente un rubinetto per il
carico dell'acqua, il fondo sabbioso ed infido ci induce a guardare il
cielo e sperare che non piova. Non credo si possa pretendere altro in
questa zona. La spiaggia, l'unica comodamente accessibile di tutto il
Parco delle Cinque Terre, è a due passi, ci sono bar e ristoranti, ad
un centinaio di metri la Stazione ferroviaria e poco oltre l'ufficio
della Pro Loco che dispensa depliant ed ogni informazione. Oltre il
Tunnel un'altra piccola spiaggetta, il porticciolo ed il centro
storico. Dalla parte opposta la Statua del Gigante incombe minacciosa
sul parcheggio.

Nel
XVI secolo Monterosso era cinta da ben tredici torri, delle quali
restano tre torri, la rotonda nel castello, la torre medievale, oggi
campanile della chiesa di San Giovanni, e la torre Aurora. Da vedere
anche la chiesa di San Francesco nella quale sono custodite opere di
notevole rilevanza tra cui la Crocifissione da molti attribuita al Van
Dyck.
Vorremmo mangiare qualcosa velocemente e troviamo, sotto la
stazione, un invitante baracchino del tipo prendi e porta via con
fritti vari e ci lasciamo tentare da un inglesissimo fish & chips
anzichè da una bella fetta di focaccia genovese, quanto mai, me ne
pentirò amaramente sebbene sia buono ed invitante.

Partiamo poi diretti al sentiero 2 verso Vernazza. Dovrebbero essere tre chilometri ed il tempo di percorrenza previsto 2 ore. Il sentiero parte subito in salita con gradoni che tolgono il fiato. Non conosciamo il sentiero ed erroneamente, pur non essendo allenata, parto troppo velocemente convinta che di lì a poco diventerà pianeggiante, non posso credere che continui a salire così. E invece sì, si continua a salire, il sentiero è stretto e non consente di incrociare chi scende senza che uno dei due si fermi per lasciar passare l'altro. Comincio ad avere le visioni, maledico il momento nel quale mi son lasciata tentare dal pesce e dalle patatine fritte. Mi fermo, mi riposo, riprendo fiato poi provvidenzialmente dopo una curva troviamo un signore con una cesta che vende bottigliette di arancino e limoncello fatto in casa, compriamo una bottiglietta e lui ci regala un limone che risulterà determinante per la mia digestione. Riparto in piena forma pronta ad affrontare il resto della salita che mi aspetta. Scoprirò poi che si salirà fino a 169 mt. sul livello del mare per poi scendere abbastanza agevolmente verso Vernazza.

Il
panorama ripaga abbondantemente della fatica. Alla nostra destra il
mare, le scogliere, le minuscole insenature, i paesini arroccati su
speroni di roccia, alla nostra sinistra le colline, chilometri di
muretti a secco coltivati a vite, limoni, ulivi, fichi, fichi d'india,
piante grasse, fiori e arbusti sempreverdi. Ogni curva del sentiero
cela uno spettacolo da cartolina, prima si rivolge all'interno in mezzo
agli arbusti, all'ombra degli ulivi per poi portarti a strapiombo sul
mare ad ammirare le onde infrangersi sulle scogliere e scoprire piccole
calette semi nascoste dalla vegetazione. Ci si chiede come mai sia
diventato Parco Nazionale e territorio tutelato dall'Unesco solo nel
1997, come mai non l'hanno fatto prima?
Finalmente, dopo
l'ennesima curva, scorgiamo dall'alto Vernazza con la sua
inconfondibile architettura; logge, porticati, portali a testimonianza
che il livello di vita di un tempo era economicamente e socialmente
superiore a quello degli altri centri delle Cinque Terre.
Percorriamo
le ripide e strettissime viuzze che scendono verso la strada principale
che finisce in una piazzetta situata di fronte al porticciolo. Vernazza
è punteggiata da costruzioni difensive, case-torri, il Torrione e il
castello dei Doria, simbolo dell'importanza economica avuta
nell'antichità e protetta dai Genovesi contro i Saraceni e le invasioni
barbariche.

Nel
percorrere i suoi carugi veniamo attirati da grida di giubilo e
applausi e incuriositi ci troviamo nel pieno di una festa per il
battesimo di un piccolo vernazzese (si dirà così?). Da un balconcino
decorato con rami di ulivo e fiocchi azzurri i genitori del piccolo
fanno piovere sulla folla sottostante confetti incartati ad uno ad uno,
cioccolatini e caramelle. Amici e parenti incitano i giovani, i bambini
si tuffano tra le gambe a raccogliere tutto quanto possono ed i turisti
come noi stanno lì a faccia in su con le macchine fotografiche pronte
allo scatto.
Facciamo ancora quattro passi e ci troviamo
direttamente sotto la stazione, prendiamo il primo treno che passa e in
cinque minuti siamo a Monterosso. Prima di rientrare al camper diamo
un'occhiata ai vari ristoranti, leggiamo i menu esposti all'esterno e
prendiamo i biglietti da visita per poi prenotare. Quello che ci
'ispira' di più è proprio anche il più comodo, giusto a tre passi dal
parcheggio. Prenotiamo un tavolo esterno per le 21 al ristorante da
Miky che si rivelerà poi un'ottima scelta, pesce freschissimo e
cucinato benissimo.
Il programma della domenica mattina prevederebbe
di raggiungere Riomaggiore con il battello del Consorzio Marittimo
Turistico 5 Terre che collega i cinque borghi a Lerici e Portovenere
per poter ammirare la costa da un altro punto di vista ma le condizioni
del mare ci fanno desistere. Il tempo sembra si stia guastando ed il
mare è già ingrossato. Prendiamo il treno delle 10:20 ed in un quarto
d'ora ci troviamo a Riomaggiore.

Alle spalle della stazione possiamo
ammirare uno dei murales di Silvio Benedetto dedicato agli uomini ed
alle donne che in mille anni di storia hanno costruito e ricostruito
oltre otto milioni di metri cubi di muretti a secco con sassi
d'arenaria senza l'uso di alcun materiale di coesione, creando un
paesaggio unico al mondo; testimonianza unica della trasformazione
operata dalla laboriosa attività dell'uomo sul territorio.
Il paese risale, secondo la tradizione all'VIII secolo, sembra sia stato
fondato da un gruppo di profughi greci. Anche qui le abitazioni,
tinteggiate con i tipici colori liguri, seguono lo schema delle
case-torri, sviluppate in altezza su tre o quattro piani, legate le une
alle altre in schiere parallele. L'accesso alle case è possibile oltre
che dall'ingresso principale, dal retro all'altezza dei piani superiori.

Partiamo
per la parte più semplice e più conosciuta del sentiero, la famosa Via
dell'Amore, il tratto è completamente pavimentato, largo a sufficienza
per permettere l'alternarsi nei due sensi di marcia e con un comodo
parapetto in ferro. Il tratto è forse un pochino meno scenografico ma è
una bella passeggiata che tutti, grandi e piccoli, anziani compresi
possono agevolmente percorrere. Un tratto di un'antica galleria ha
subito altro genere di murales e scritte di innamorati e non può
mancare il tratto lucchettato a imitazione (credo) di un famoso ponte
romano.
In 20 minuti giungiamo a Manarola.
Come
gli altri paesi delle Cinque Terre, a Manarola troviamo case-torri. Il
paese, arroccato su uno scosceso promontorio di roccia scura, con il
porto racchiuso tra due speroni rocciosi, è strutturato attorno al
corso, ora coperto del torrente Groppo.

Proseguiamo
lungo il sentiero 2 in direzione Corniglia. Questo tratto parte
pianeggiante ed agevole per proseguire poi leggermente in salita su
terreno un po' più sconnesso, arriviamo in mezz'oretta alla stazione
ferroviaria di Corniglia, per il paese bisogna guardare verso l'alto.
Per
arrivarci bisogna salire la caratteristica 'Lardarina', una lunga
scalinata di mattoni formata da 33 rampe e 382 gradini oppure la strada
carrozzabile che dalla ferrovia conduce al paese.
Corniglia
è situata su un promontorio roccioso a picco sul mare, ai margini di
una conca intensamente coltivata a vigneti.

Più legato al territorio
che al mare, questo piccolo centro ha destinazione agricola e presenta
una tipologia urbana simile a quella dei nuclei rurali dell'entroterra.
La parrocchiale di San Pietro è uno dei più interessanti monumenti
gotico-liguri delle Cinque Terre, edificata nel 1334 sui resti di una
cappella del XI secolo è stata in seguito rimaneggiata. Sotto il
sagrato vi è un edificio con archi gotici in pietra nera che la
tradizione identifica con l'antica stazione di posta della famiglia
Fieschi.
Dopo il giretto del grazioso paesino proseguiamo lungo
l'ultimo e più lungo tratto del sentiero, quello che ci porterà a
Vernazza. Per quanto ci porti ancora più in alto, si arriva a 189 mt.
sul livello del mare, non è così pesante come il primo tratto fatto
ieri nonostante anche qui ci siano diversi tratti a gradoni e terreno
irregolare con grosse pietre e radici.

Arriviamo a Vernazza che son
quasi le 2. Stanchini ed affamati scegliamo un ristorante direttamente
sulla piazzetta con i tavolini esterni e ci godiamo il panorama ed il
pranzo accompagnati da un ragazzo che suona il mandolino.
Facciamo
passare il tempo in attesa del treno seduti lungo il pontile ad
ammirare lo spettacolo della mareggiata. Prendiamo il treno e prima
delle 16 siamo nuovamente al camper e ci apprestiamo a partire.
Nonostante
la mattinata non facesse presagire nulla di buono il cielo si è poi
liberato dalle nuvole, il sole ci ha scaldato tutto il giorno ed ha
consentito ad un sacco di gente di godersi la spiaggia e gli ultimi
bagni.
Rientriamo verso casa molto soddisfatti della nostra gita,
abbiamo visto posti stupendi, ammirato lo spettacolo della natura,
abbiamo mangiato bene e ci siamo proprio rilassati. Abbiamo incontrato
un sacco di gente educata, gentile, sorridente di ogni parte del mondo,
dagli immancabili americani, agli inglesi, coreani, tedeschi,
polacchi, ungheresi, svizzeri, svedesi, la maggior parte appassionata
di trekking ma tutti immancabilmente estasiati di fronte allo
spettacolo della natura e dei teneri borghi aggrappati alle falesie.
Informazioni varie:
Area di sosta: costo per 24h Euro 18, senza servizi
Cinque
Terre card: per 1-2-3 gg. Con o senza trasferimenti ferroviari consente
l'accesso a tutti i percorsi pedonali, ai musei del territorio, all'uso
dei pulmini ecologici del Parco. Dai 5 euro in su.
Sentiero 2:
Riomaggiore Manarola 20 min. 1,0 km agevole anche per passeggini e anziani
Menarola Corniglia 1h 1,0 km leggera pendenza lievemente sconnesso
Corniglia Vernazza 1h 30min. 4,0 km notevole pendenza sufficientemente largo lievemente sconnesso
Vernazza
Monterosso 2h 3,0 km notevole pendenza piuttosto stretto e sconnesso,
più impegnativo se si sale da Monterosso
Il Parco si estende con altri sentieri verso l'entroterra con rifugi e aree attrezzate per pic nic.
Chi
avesse più giorni a disposizione non dovrebbe perdersi una gita in
giornata in treno o battello a Santa Margherita e/o Portofino o anche a
Genova per una visita all'Acquario.